Protocolli sicurezza c.d. “caldi” – Modelli organizzativi – Cambiamento climatico – Tutela dei lavoratori e riduzione rischi impresa
In ambito MOA si fa strada la possibilità di adottare protocolli per fronteggiare l’emergenza caldo sui luoghi di lavoro.
Un testo “base” è stato già analizzato nei giorni scorsi in un tavolo ministeriale (a cui hanno preso parte, oltre ai Ministeri del Lavoro e della Salute, anche INL, INPS, INAIL e le associazioni datoriali e sindacali).
Il Protocollo ha come punto fermo l’adeguamento dei modelli organizzativi aziendali (turni di lavoro, pause, orari, dispositivi di protezione ad hoc etc…) al fine di contenere i rischi delle ondate di calore.
Come si fece per il Covid nel 2020, con il protocollo che poi fu recepito in un DPCM, anche in questo caso i contenuti dell’intesa tra le Parti potrebbero essere inseriti in un decreto.
Occorre, comunque, una “norma” (!)
CGIL e UIL hanno rimarcato l’urgenza di provvedimenti immediati. Questi focalizzano la loro attenzione sulle c.d. soglie (35 – 33 gradi) da cui fare applicare il modello ad hoc (ciò in ragione dei cicli produttivi aziendali).
Sul tavolo ministeriale si è discusso di un eventuale ritorno allo smart working emergenziale.
A prescindere da tali elementi (importanti) occorre però che il Legislatore debba muoversi nella giusta direzione. La percezione è che ancora il Governo non l’abbia fatto.
Lo Studio ritiene quindi che “normizzare” la valutazione dei rischi e “tipizzare” i fattori di rischio (legati per esempio all’età, alle mansioni svolte, alla sorveglianza sanitaria e alla riorganizzazione dei turni) sia necessario in quanto propedeutico ad una nuova e definitiva qualificazione – dal punto vista giuridico – dello specifico modello organizzativo.
In quest’ambito si muove l’assistenza legale offerta; e cioè verso la “tutela bilanciata” tra lavoratore e impresa.
Il datore di lavoro (azienda) sulla base della valutazione dei rischi “dovrà” intervenire per eliminare o ridurre l’esposizione diretta dei lavoratori alle alte temperature (o percepite tali) con pianificazione delle loro attività (pause, orari, interruzioni).
Il Protocollo è certamente “monco”. Ed essendo ormai nel mese di settembre 2023, se si temporeggia ulteriormente, tra non molto, ci dovremo preoccupare (non del caldo ma) del freddo…